Chi sono i clienti di marketsmind?
14 gennaio 2020
Fattibilità di mercato
16 gennaio 2020

Dove si posiziona l’intelligence all’interno dell’azienda?

Credo che il posizionamento delle attività di intelligence, svolte internamente all’azienda o tramite un supporto esterno, possa essere di due tipi a seconda dell’orizzonte e degli obiettivi che ci poniamo.

La strategia aziendale ha per natura un’orizzonte di medio lungo termine che deve poi essere declinato in piani annuali e in attività operative che, svolte nel corso dell’anno, portino al raggiungimento degli obiettivi. Se l’obiettivo è dunque quello di guidare l’azienda nella sua totalità, rispondendo alla fatidica domanda:

“Dove vede la sua azienda tra 3 anni?”

allora le attività di market intelligence non possono che stare al vertice e a fianco della direzione aziendale. Non sono molto propenso a parlare di bottom-up quando si parla di decisioni strategiche . Il bottom-up può essere al limite un supporto nei confronti della direzione aziendale, una partecipazione alla vita dell’azienda. Ma le decisioni chiave, le strategie, la responsabilità ed il rischio di decisioni non corrette stanno sempre e parte dal vertice, dalla direzione.

Parliamo in questo caso di un assessment o riposizionamento strategico. L’intelligence può supportare infatti un cambiamento di focus e posizionamento dell’azienda, l’entrata in nuovi mercati, l’internazionalizzazione, la crescita tramite acquisizioni per citare alcune strategie i cui effetti si vedono nell’arco di più anni e non nell’immediato ovviamente.

Questo non esclude tuttavia che la lettura di dinamiche aziendali e di mercato possa posizionarsi dentro le specifiche direzioni aziendali. Su tutte la direzione marketing con un approccio anche in questo caso non operativo, bensì strategico e volto a definire la strategia di marketing che si declinerà poi in singole azioni operative.

Ma perché no…anche gli acquisti, l’IT, le risorse umane…,perchè queste attività aziendali non hanno bisogno di informazioni forse? Possiamo infatti ragionare per supportare degli acquisti diversi in base agli obiettivi, su delle tecnologie che massimizzino la produttività, su come e quanto stanno investendo i concorrenti dal punto di vista della formazione, dell’inserimento di figure strategiche, etc.

Logica aziendale e logica progettuale dunque, il che ripeto non esclude che questi due aspetti possano essere perseguiti entrambi massimizzando così l’approccio information-based a diversi livelli. Anzi forse devono andare assieme secondo una logica top-down di lungo periodo che proietta l’azienda negli scenari futuri di mercato e operativa di graduale cammino operativo verso questi scenari.

Torna quindi il tema della ‘customizzazione’ delle attività di intelligence, questa volta non legata al tema di che tipo di informazioni servono per decidere bensì volta a creare una progettualità o un percorso che risponda ad una logica complessiva di azienda o alle esigenze progettuali di specifiche aree aziendali. Assecondando quella pianificazione strategica che oggi deve necessariamente ragionare in maniera e misura flessibile per assecondare la dinamicità dei mercati.